Facebook: dati rubati nel 2019 ancora utilizzabili dagli hacker
- by Redazione Software
- 5 apr 2021
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Un vecchio furto di dati preoccupa gli utenti di Facebook. Secondo quanto affermano esperti e ricercatori che in queste ore stanno ottenendo grande visibilità sui media americani, nel 2019 qualcosa come 533 milioni di account del noto social network sono stati violati in 106 Paesi diversi. Nello specifico, 32 milioni di utenti si sono visti rubare dati personali negli Usa, 11 milioni in UK e 6 milioni in India. A rivelare per prima il furto di identità digitali è stata l’azienda di cyber intelligence Hudson Rock.
Facebook: violato anche l’account di Zuckerberg
Facebook non ha mai negato l’accaduto, ma ha comunque confermato che si tratta di dati vecchi, di cui si è già riferito nel 2019. Ovviamente, nel frattempo la vulnerabilità che ha portato al “buco” da parte degli hacker, è stata sistemata, come confermato anche dal portavoce dell’azienda di Mark Zuckerberg, Andy Stone, in un’intervista rilasciata alla Cnn. Con l’attacco informatico di due anni fa, i pirati sono riusciti ad ottenere, tra gli altri dati, generalità, password, email, numeri di telefono e tracciamento dei movimenti degli utenti. Persino quelli del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg.
I dati trafugati nel 2019 ancora in mano ai criminali
Nonostante sia passato molto tempo e il social network abbia già tappato la falla, i “dati possono essere ancora sfruttati dai criminali”, dichiara Alon Gal, uno dei responsabili di Hudson Rock alla Cnn. “Si tratta di dati che oggi sono più facilmente e velocemente accessibili e facili da utilizzare”, aggiunge Rachel Tobach, Ceo di SocialProofSDEcurity. Insomma, c’è la prova che i dati trafugati dai server di Facebook nel 2019 siano ancora in circolazione e continuano a fruttare bei soldini a chi li rivende nel dark Web per gli scopi, illegali, più disparati. Per gli utenti, dunque, il consiglio è sempre lo stesso: modificare di sovente la propria password di accesso a Facebook come agli altri social network, assicurandosi di adottare chiavi di accesso non facilmente riconducibili alla propria identità (nomi, date di nascita etc.).
Fonte: WEBNEWS